In questo volume gli Autori intendono presentare compiutamente un metodo, il Gentlecare, finalizzato alla cura delle persone colpite da demenza attraverso modificazioni sostanziali della relazione con loro e del contesto di vita quotidiana. (Silvia Vitali, Presentazione).
Il testo si apre con un contributo medico(Daniele Villani) che, chiarendo gli aspetti patologici e le incertezze attuali in termini di terapia per la malattia di Alzheimer, pone le premesse per comprendere il valore della ricerca di forme alternative al modello strettamente sanitario.
A questo primo contributo ne seguono diversi, tutte tessere del mosaico finale: un capitolo che dipana e collega tra loro i temi delle medical humanities, della medicina narrativa e del modello protesico (Fabrizio Arrigoni) con l’obiettivo di stimolare la riflessione sulla centralità della persona malata e sulla crucialità della relazione tra curante e curato.
Un secondo (Elena Bortolomiol) in cui si specificano le attività a promozione e a sostegno del benessere della persona colpita da demenza in una visione decisamente “attiva” e non assistenziale.
Un terzo contributo (Laura Lionetti) che punta in modo prioritario all’aspetto delle relazioni, siano quelle poste in atto dagli operatori, siano quelle dei familiari che, a loro volta, necessitano di informazioni, formazione e sostegno. Rispetto, accettazione, visione positiva e globale della persona malata, valorizzazione dei sentimenti ed emozioni: parole chiave messe in luce nel capitolo, accompagnate implicitamente dall’invito a lavorare su di sé per poterle tradurre nella pratica.
La prima parte si chiude con un messaggio di Enzo Angiolini, architetto: la filosofia del Gentlecare che punta a forme protesiche – di aiuto, sostegno, creazione di benessere - per chi ha perso o va perdendo capacità di autonomia, deve guidare l’architettura in quanto scienza ambientale chiamata a rispondere a bisogni non solo di anziani fragili, ammalati, ma a quelli di tutti noi.
La seconda e la terza parte sono costituite da due ampi capitoli strettamente connessi: il primo esamina il funzionamento delle residenze per anziani riprendendo il pensiero sulle istituzioni totali di classici, tra i quali Goffman, Foucault, Miller e Gwanne, per arrivare alla proposta attuabile, non utopistica, di cambiamenti culturali e organizzativi da parte del “corpo curante” (gli operatori tutti) unito nella realizzazione di un “progetto globale di cura” (Fabrizio Arrigoni).
È sui diversi filoni della traduzione pratica del progetto con il metodo Gentlecare che lavora Marco Fumagalli in “Biografia, non solo biologia”. Troviamo una parte dedicata all’importanza della storia/scrittura di vita, una parte che fornisce strumenti appropriati per poterla realizzare con la persona colpita da demenza, ma anche molte pagine dedicate allo spazio quotidiano e ai cambiamenti radicali richiesti a una struttura residenziale per divenire “contesto dotato di senso”. Il lettore è aiutato da una documentazione fotografica che mostra il difficile – e tuttavia possibile - salto di qualità di una residenza che da “deposito” diventa ambiente “protesico”.