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Patrizia Cervone

EVENTO ACCREDITATO ECM

 

 

Martedì, 02 Febbraio 2016 20:42

Le buone pratiche per l'Alzheimer

Venerdì, 20 Novembre 2015 16:13

Forum della Non AutoSufficienza

Desideriamo ringraziare i numerosi partecipanti al Forum Non Autosufficienza di Bologna per il sincero interesse mostrato nei nostri prodotti.

Ecco alcuni momenti del Forum

 

 

Domenica, 18 Ottobre 2015 12:44

FORUM DELLA NON-AUTOSUFFICIENZA 2015

Martedì, 06 Ottobre 2015 12:12

I rimpianti e la terza età

I rimpianti e la terza età

3ott2015 by 

I rimpianti e la terza età
 

Quante volte ci siamo chiesti: “ Ah se solo avessi fatto così?” Ebbene questa domanda si collega ai “rimpianti”, a tutte quelle cose che avremmo voluto fare se solo ne fossimo stati capaci, una scelta sbagliata, una decisione presa per far piacere a qualcun altro. In giovane età “rimuginare” su un’occasione perduta può essere utile soprattutto quando è possibile avere una seconda opportunità, maquando si è anziani, il rimpianto può peggiorare lo stato emotivo. Secondo una ricerca apparsa sulla rivista “Science” (Published Online April 19 2012 Science 4 May 2012: Vol. 336 no. 6081 pp. 612-614 “Don’t Look Back in Anger! Responsiveness to Missed Chances in Successful and Nonsuccessful Aging”) viene evidenziato che lo stato di benessere e la qualità di vita sono legati, oltre che alla salute fisica, anche allo stato emotivo e cheuno dei grandi nemici della serenità, è rappresentato dal rimpianto. Nella ricerca viene evidenziato come le teorie sulla durata della vita e sull’invecchiamento di successo, siano legate ad una gestione adattativa alle esperienze emotive come i rimpianti. Riuscire ad annullare esperienze negative può rappresentare una strategia potenzialmente protettiva in età avanzata.

Il rimpianto per le occasione perdute non sempre sono negative. Da giovani consente di riflettere sulle scelte fatte e di riflettere meglio su quelle future. Purtroppo capita che, nella fase della vecchiaia, le probabilità di avere una seconda opportunità diminuiscono e rimuginare sulle scelte fatte può essere causa del peggioramento del tono dell’umore e della qualità di vita. Nella citata ricerca gli studiosi hanno sottopostotre gruppi di persone, giovani, anziani depressi e anziani in salute (arruolati tutti su base volontaria), ad una risonanza magnetica funzionale. L’esame serviva a registrare l’attività cerebrale dei soggetti, alle prese con un videogioco molto simile al programma televisivo “Affari tuoi”. Durante l’esame si è evidenziato come, di fronte ad una perdita di denaro, sia i giovani sia gli anziani depressi riprendevano a giocare rischiando di più, mentre gli anziani in salute non cambiavano il proprio comportamento dimostrando, attraverso la registrazione dell’attività cerebrale, che riuscivano a non farsi imprigionare dai rimorsi regolando in maniera più efficiente le proprie emozioni. Il tutto confermato anche da alcuni indicatori fisici quali la frequenza cardiaca e la conduttività elettrica della pelle. Secondo i ricercatori, il segreto per invecchiare bene, è insito nell’avere un atteggiamento mentale più positivo, accettando di non potere controllare tutto, tenendo conto anche delle variabili del caso, evitando di addossarsi tutte le colpe.

Ma quali sono i principali rimpianti che provano gli anziani? E’ quanto emerso da un’indagine condotta e riportata da un sito web (curiosone.tv) :

  1. Non aver viaggiato quando se ne ha avuta la possibilità;
  2. Non aver imparato altre lingue;
  3. Non essere andati ai concerti preferiti;
  4. Aver avuto paura di esprimere i propri sentimenti;
  5. Non aver dato retta ai consigli dei propri genitori;
  6. Aver badato troppo a quanto dice la gente;
  7. Aver perso tempo dietro cose futili;
  8. Non aver imparato a cucinare il piatto preferito;
  9. Aver portato rancore a qualcuno specialmente se si tratta di qualcuno a cui si è voluto bene;
  10. Non aver fatto volontariato;
  11. Aver perso l’occasione di parlare con i propri nonni prima che morissero;
  12. Non aver vissuto appieno i momenti belli della propria vita;
  13. Non essersi mai esibiti in pubblico;
  14. Non aver terminato qualcosa che si era iniziato;
  15. Essersi fatti plasmare dalla propria cultura o dalla propria famiglia;
  16. Non aver giocato abbastanza con i propri figli;
  17. Non aver corso un grande rischio, soprattutto in amore;
  18. Essersi preoccupati troppo, specialmente per cose che non si sapeva se sarebbero accadute;
  19. Non aver passato abbastanza tempo con le persone che più si sono amate;
  20. Non essere stati grati a chi ci ha donato la vita.

 

C’è un altro articolo uscito sulla rivista Guardian dal titolo: “Top five regrets of the dying” ( i cinque principali rimpianti del morente) raccolti in un libro da Bronnie Ware, un’infermiera australiana che lavora in un reparto di cure palliative occupandosi di malati terminali con appena tre mesi di vita davanti.

“I cinque principali rimpianti del morente” che sono emersi dai pazienti sono rappresentati da:

  1. Avrei voluto avere il coraggio di vivere la vita che volevo, non quella che gli altri si aspettavano che vivessi;
  2. Avrei voluto lavorare meno duramente;
  3. Vorrei avere avuto il coraggio di esprimere i miei sentimenti;
  4. Vorrei essere rimasto in contatto con i miei amici;
  5. Avrei voluto permettere a me stesso di essere felice.

 

In base a quanto descritto conviene, dunque, cercare di essere quanto più obiettivi possibili nelle scelte, anche considerando le eventuali conseguenze che ne possono derivare. L’essere in pace con se stessi e con le proprie decisioni aiuta, a qualsiasi età, a migliorare il proprio benessere e la propria qualità di vita.                       N.N. A&V.

 

Un uomo è vecchio solo quando i rimpianti, in lui, superano i sogni.
John Barrymore

 

 

La scelta dei farmaci e il rischio di interazioni ed effetti secondari - Come invecchiare bene -  Il declino cognitivo e l'Alzheimer
Dott. Ferdinando Schiavo

 

Per invecchiare benesappiamo quanto sia importante  mantenere attiva la mente e il corpo, avere uno stile di vita sano fin da giovani e non far mai mancare stimoli sociali e culturali. Ma nonostante questo le fragilità fisiche e psichiche della terza età sono molte, e le attenzioni da porre alle varie problematiche devono essere mirate e personalizzate per far sì che la qualità della vita, nonostante le malattie croniche e i tanti farmaci assunti, sia comunque buona. E per far questo è fondamentale una attenta anamnesi delle condizioni fisiche e psichiche, una scelta oculata dei farmaci per  evitare effetti collaterali (che talvolta mimano anche patologie neurologiche come un parkinsonismo) e interazioni, unavalutazione del declino cognitivo e una attenzione all'ambiente in cui gli anziani vivono per evitare il rischio cadute che tante conseguenze porta con sè. E per parlare di tutte le problematiche legate alla terza età abbiamo incontrato il Dott. Ferdinando Schiavo, Specialista in Neurologia, che ha recentemente pubblicato il libro "Malati per forza" in cui "per forza" si riferisce al fatto che spesso una politerapia -  necessaria per tenere sotto controllo le varie patologie -  porta con sè anche il rischio di ulteriori difficoltà. Tanto più che molto spesso i farmaci utilizzati (antidepressivi,ansiolitici, benzodiazepine, ma anche farmaci più comuni come antiemetici o antidolorifici) non vengono mai testati sugli anziani e quindi è sempre estremamente difficile individuare il rischio beneficio. E proprio per ridurre il carico di farmaci -  o ritardarne il più possibile l'utilizzo -  è importante invecchiare in buona salute   - e alimentazione e attività fisica giocano un ruolo prioritario in questo -  per far sì che magari un diabete o una ipertensione possano  insorgere il più tardivamente possibile evitando quindi il ricorso a molecole di sintesi per riportare i valori nella norma. E parlando di anziani non si può non parlare di fragilità fisica (mancanza di equilibrio e perdita di tono muscolare portano spesso a cadute con conseguenti fratture) che può essere gestita creando per loro un ambiente a misura (le case per gli anziani devono prevedere ausili e device che li aiutino a non correre rischi, ma anche essere prive di ostacoli banali come ad esempio i tappeti) e di declino cognitivoche talvolta è solo un lieve appannamento delle capacità cognitive, ma purtroppo spesso è solo l'inizio di una demenza come ad esempio l'Alzheimer, patologia che destabilizza tutta la famiglia che deve essere aiutata ad elaborare un lutto quale la "perdita" emotiva del proprio caro. Anche la depressione o l'apatia sono caratteristiche da non sottovalutare nell'anziano e il trattamento farmacologico deve essere adeguato e tempestivo. Da ultimo parliamo anche dell'importanza del rapporto medico paziente quando si è in presenza di un paziente anziano con patologie croniche e il Prof. Schiavo ci ricorda i quattro cardini dell'alleanza terapeutica e che devono ispirare ogni medico: empatia (devo comprendere ciò che provi), informazione (hai il diritto di conoscere le tue malattie e le tue terapie), comunicazione (devo trovare il tempo di parlare con te per ascoltare e spiegare) e professionalità (devo fare il possibile per curarti al meglio) per far sì che l'ageismo (e cioè l'atteggiamento che sottovaluta le problematiche degli anziani ) sia sconfitto per sempre e ogni anziano riceva le migliori cure non necessariamente per guarire ma per garantire la miglior qualità di vita possibile.

Segui il video su: 

Mercoledì, 16 Settembre 2015 23:14

Celebrazione giornata mondiale dell'Alzheimer 2015

Celebrazione giornata mondiale dell'Alzheimer 2015